mercoledì 6 giugno 2012

Ponti Senza Spallette


Ponte Chiodo - Photo Credits: anjan58

Ci si aspetta sicuramente di vedere dei ponti a Venezia.

Il Ponte di Rialto ed il Ponte dei Sospiri sono delle strutture monumentali riconosciute da tutto il mondo, chiunque visiti la Serenissima fa tappa obbligata in queste due attrazioni.

Ponte Chiodo - Credits: Andrea Vismara
Venezia è, però, caratterizzata da una tradizione antichissima. Abbiamo più volte sottolineato l'importanza delle radici storiche della città lagunare, cercando di valorizzare gli aspetti che, ancora oggi, fanno capolino tra i canali mostrandosi in tutto il loro splendore.

Se oggi siamo abituati a vedere i ponti con i parapetti, che garantiscono sicurezza a chi li attraversa, così non era nei secoli passati. Fino all'ottocento la maggior parte dei ponti Veneziani era senza parapetto, o "Spallette" così come vengono chiamati in veneziano. L'introduzione di questo strumento di sicurezza è dovuta anche alla necessità di illuminare i ponti per facilitare l'attraversamento notturno delle strutture.

Oggi a Venezia esistono due ponti senza spallette, il Ponte Chiodo ed il Ponte del Diavolo. Si tratta di due strutture molto antiche e che, sfortunatamente, oggi non versano nelle migliori condizioni. Sono ponti privati e le opere di restaurazione risulterebbero troppo onerosi per le poche famiglie che ne hanno la giurisdizione. Sono rimasti sprovvisti di spallette proprio a causa della loro natura prettamente privata.

Il Ponte Chiodo si trova nel sestiere di Cannaregio, per raggiungerlo potete sfruttare la Linea 1 del vaporetto, fermata Ca' d'Oro.
Ponte del Diavolo - Credtis: Luca Fasolo

Il Ponte del Diavolo invece si trova nell'isola di Torcello

Visitare queste due struttere vi permetterà di toccare con mano, ancora una volta, il passato della Serenissima. Un'epoca in cui attraversare i ponti non era poi così sicuro, sopratutto se si era bevuta un'ombra di troppo!

mercoledì 30 maggio 2012

Affreschi Veneziani




La tradizione storica di Venezia è rinomata, dal medioevo al rinascimento è stata sempre culla di cultura e arte. Gli scambi mercantili medioevali davano a Venezia il ruolo di porta verso l’oriente. Questa multiculturalità e quest’abitudine al confronto ha portato la città ad avere una produzione artistica fiorente, tanto che nel 1500 venne chiamata “La Città Dipinta”.


Gli affreschi veneziani erano rinomati in tutta la penisola, erano presenti in molti luoghi della città, tanto da diventare una peculiarità degna di un soprannome. La produzione artistica dell’epoca oggi è andata quasi totalmente perduta, troviamo conferma di queste pratiche all’interno delle fonti storiche.








I pochi contributi rimasti non godono dell’adeguata visibilità, rimangono nascosti agli occhi della folla che, noncurante, passa proprio a pochi centimetri da loro. Passando sotto i portici di ruga dei Oresi basta alzare lo sguardo per ammirare ciò che rimane degli splendidi affreschi di noti artisti dell’epoca. Giorgione, Tintoretto, Tiziano e Veronese appongono le loro illustri firme sulle opere artistiche. Queste opere trovavano la loro ideale collocazione nella “Crociera”, ovvero il soffitto dell’ambiente, dei negozi. I proprietari commissionavano l’affresco per dar lustro alla propria attività, distinguendosi da quella dei concorrenti sfruttando l’estro e la bravura dell’artista che si era occupato della decorazione dell’ambiente.







Le testimonianze rimanenti regalano un tuffo in un passato che rimane palpabile nella Venezia moderna, basta guardare vicoli e negozi per tornare indietro nel tempo, negli anni in cui la Serenissima era il fulcro di tutto l’adriatico. 

martedì 15 maggio 2012

Il biscotto “Zaeto” o anche “Zaleto”


Fonte foto: cucchiaiodilegno.it

Il “Zaleto” o “Zaeto” è un altro biscotto tipico di Venezia.

E’ così chiamato per il suo colore giallo, “zalo” in dialetto veneziano, dato dalla farina di mais.
Le sue origini non sono proprio veneziane. Infatti è nato nelle zone dell’alto Friuli o addirittura si dice dalle parti di Belluno. Un tempo queste zone erano poverissime e l’introduzione durante il 1600 del mais contribuì a migliorare l’alimentazione della popolazione locale.

Si dice che la farina macinata dal mulino ad acqua risulti essere molto più sottile di quella macinata con mulini di altro tipo ed infatti in queste zone ci sono moltissimi mulini ad acqua; di qui il successo di questo biscotto.

La farina macinata con questi mulini ad acqua veniva infatti utilizzata per fare questi biscotti che poi venivano portati a Venezia, città molto ricca, e venduti di casa in casa e lungo le strade dagli ambulanti con le loro bancarelle.
Oggi questi biscotti si trovano in tutti i panifici ed in tutte le pasticcerie di Venezia essendo ormai riconosciuto come un prodotto tipico della città. Li si riconoscono con facilità per la loro forma un poco ovale ed appuntita all’estremità e per il loro colore giallo dovuto alla farina da mais…quella da polenta per capirsi.
I Zaleti o Zaeti non si trovano solo a Venezia bensì anche nel centro Italia, tuttavia man mano che ci si sposta verso sud gli ingredienti di base vengono arricchiti con pinoli, mandorle e fichi secchi.

Ecco la ricetta originaria per fare dei Zaeti Veneziani e che noi usiamo alla Locanda al Piave:

Fonte foto: cucchiaiodilegno.it
350 gr. di farina di frumento 0
350 gr. di farina di mais (quella per la polenta gialla)
250 gr di uva passa (ammorbidita in acqua tiepida)
250 gr. di burro (ammorbidito a temperatura ambiente)
250 gr. di zucchero
5 uova
Un pizzico di sale

Procedimento:
In una terrina unite lo zucchero, il burro ammorbidito a temperatura ambiente (tenetelo fuori dal frigo dal giorno prima) e il sale e sbatterli con energia fino ad ottenere una crema morbida.
Aggiungere le uova una alla volta ed in seguito la farina di frumento e la farina di mais.
Mescolare il tutto con forza. Quando l’impasto risulterà omogeneo aggiungere l’uvetta..

Ora prendete un poco di impasto, che dovrà essere omogeneo e consistente, e sagomate i biscotti con le mani: ciascuno dovrà essere lungo circa 7 cm, di forma ovale appuntito alle estremità.

Posare i biscotti su una teglia imburrata, infornare a 180° per 10/15 minuti.

Noi usiamo i Zaeti a colazione oppure come dolcetto accompagnato al caffè…e voi?

sabato 12 maggio 2012

La Chiesa di Santa Maria della Fava


Fonte foto: wikipedia

Questa è una storia d’amore tra Maria, figlia di un ricco commerciante Veneziano, e Gregorio povero pittore di Immagini Sacre.
È una storia che si svolge attorno ad una Chiesa, quella di Santa Maria della Fava, il cui vero nome è in realtà Santa Maria della Consolazione ma più famosa e conosciuta con il nome “della Fava” in ricordo di un vecchio negozietto di fave, oggi non più presente, che un tempo era posto davanti a questa Chiesa. 
E’ una storia che si svolge dunque tra il Ponte della Fava e tra san Lio e San Bartolomeo.

Tanto tempo fa, quando anche questa Chiesa non era ancora stata edificata e vi era al suo posto una chiesetta più piccola ed un cimitero, i due giovani, Maria e Gregorio erano innamorati l’uno dell’altra ma in segreto per colpa delle differeze di ceto sociale. Un giorno i padre di Maria decise di darla in sposa ad un ricco commerciante, come si usava a quel tempo, e Maria pur a malincuore dovette accettare. 
Dopo tre anni di matrimonio Maria si ammalò e mori e la sua famiglia la sepellì nel piccolo cimitero che un tempo era posto dove ora sorge l’attuale Chiesa.

Si racconta che l’inverno successivo lo Spirito di Maria prese vita per mettere alla prova chi davvero l’aveva amata. Marià allora si diresse dal suo sposo, che spaventato, la cacciò via come spirito maligno. Poi si diresse dai suoi genitori che anch’essi atterriti la ripudiarono e la scacciarono. Per ultimo Maria si diresse dal suo Gregorio. Costui stava dipingendo un’immagine della Madonna da donare alla Chiesa. Appena Gregorio la vide la riconobbe subito e pieno ancora dell’amore che provava per lei l’abbraccio e la strinse forte. La vestì e la preparò bene ed il giorno di Natale con Maria al suo fianco entrò in chiesa davanti allo stupore di tutti. 

Fonte foto: Wikipedia
In quel momento tutti in Chiesa capirono l’errore di aver voluto separare i due innamorati ed i genitori la vollero dare in sposa a Gregorio.

Il cimitero dove Maria era stata sepolta venne spostato e al suo posto venne eretta l’attuale Chiesa che venne dedicata a “Santa Maria della consolazione” in memoria della costanza dell’amore dei due giovani. In ricordo del loro amore l’immagine della Madonna di Gregorio venne posta all’interno e considerata un segno del miracolo compiuto e nella facciata esterna alla Chiesa i parrocchiani vollero porvi le sculture dei due innamorati 

Tuttavia durante i lavori di edificazione della Chiesa sia l’Immagine della Madonna che la statua scomparvero e vi rimane solo la nicchia vuota sulla facciata esterna. Lo spirito dell’amore si dice che ancora una volta voglia mettere alla prova chi solo con la memoria ricordi la forza dell’amore.

Oltre a questa leggenda vi è un altro racconto che lega questa Chiesa al celebre pittore Botticelli: si narra che un giorno Botticelli vide uscire da questa Chiesa una giovane bellissima e vedendo costei così bella e la conchiglia in marmo che è scolpita sopra l’ingresso della Chiesa vi prese l’ispirazione per dipingere il noto quadro della Venere.

lunedì 7 maggio 2012

I Capitelli Lagunari



Passeggiando lungo le calli di Venezia non è difficile trovarsi davanti a delle piccole costruzioni in pietra, spesso incastonate nei muri delle case, con dentro un’immagine Sacra, per lo più della  Madonna, con un lumino, una croce o un rosario e dei fiori.
Questi sono i “capitelli”: luoghi di preghiera che un tempo era usanza costruire in ogni abitazione come segno di benedizione, utilizzati nei tempi passati anche come illuminazione durante la notte nelle calli per via del loro lumino.


Questi “Capitelli” si possono incontrare con facilità a Venezia ma anche in un po’ tutto il Nord d’Italia anche se nelle città ormai sono sempre più rari. Più probabile è invece che siano nascosti in stradine remote o nei giardini lontani da occhi indiscreti.

Bricola
Quello che però non tutti sanno è che a Venezia i pescatori hanno costruito alcuni capitelli anche nella Laguna, sopra a quelle che vengono chiamate “bricole” ovvero i pali immersi nell’acqua e che delimitano le vie di navigazione. 
  
In segno di devozione verso l’austerità e la pericolosità del mare è usanza nel periodo di maggio, all’inizio della vera stagione della pesca fare un pellegrinaggio in preghiera con le candele accese verso questi capitelli da parte dei pescatori di Venezia.
A questa “fiaccolata notturna”, particolarmente suggestiva, non partecipano i turisti.

Mentre il Capitello Lagunare classico è una specie di Casettina in legno montata sopra una bricola, quello più “antico” e più difficile da trovare è invece quello chiamato “Capitello de la Madonna del Farel” ovvero in veneziano “Capitello della Madonna del Faro” Questo è un antico fanale di forma esagonale, molto lavorato, con delle piccole finestre ben sigillate e che custodisce dentro un lume e l’immagine della Madonna.


Ogni anno il primo agosto i pescatori delle isole di Burano, Pallestrina e Chioggia in segno di devozione al mare e in preghiera alla Mdonna affinchè il protegga svolgono un corteo silenzioso dall’Isola di san Domenico al Capitello della Madonna immacolata posto all’imboccatura del porto di Chioggia.

mercoledì 2 maggio 2012

La spiaggia di jesolo

Fonte Foto: HansKainz.com
A soli 10-15km dal nostro Hotel si trova la splendida spiaggia di Jesolo. Divisa tra l'ombreggiata e fresca pineta e la rovente sabbia adriatica la spiaggia vi offrirà un tripudio di divertimento.
Quello di Jesolo è uno degli stabilimenti balneari più attrezzati della riviera adriatica, è garantita la sicurezza dei bagnanti oltre agli ottimi servizi. Questo vi permetterà di godere una splendida esperienza di relax, senza nessuna preoccupazione.

La spiaggia  è al sesto posto della classifica delle migliori spiagge italiane stilata dagli utenti TripAdvisor.

Non potete perdere l'occasione di godere di una vacanza al mare e, contemporaneamente, avere la possibilità di raggiungere Venezia in pochi minuti. Godendo così della sua storia e della sua arte.

Noi vi aspettiamo, voi avete già visitato la spiaggia?
Intanto vi lasciamo con delle splendide fotografie scattate dalla comunità Flickr.




lunedì 30 aprile 2012

Il cuore di pietra di Orio


Fonte foto: venezia.myblogl.it
Poco dopo San Marco c’è un sottoportico molto basso conosciuto da tutti come il “Sotoportego della Bragora”.

Guardando in su, poco prima della trave di legno, potrete vedere una pietra rossa dalla forma strana…La forma di cuore.

Questa pietra serba in sé una storia d’amore.

La leggenda racconta che sopra il sotoportego della Bragora un tempo viveva un giovane veneziano chimato Orio.

Orio era un pescatore, come la maggior parte dei veneziani del tempo, e ogni notte si allontanava solo sulla laguna gettando le sue reti e sperando di pescare del buon pesce.

Una notte, come di consueto, prese il suo barchino e si inoltrò verso il mare. Una volta gettate le reti però sentì un lamento ed una voce di donna che gli diceva “Aiutami! Aiutami a liberarmi per favore!”. 
Orio all’inizio era assai spaventato, credeva che quella voce fosse di una strega malvagia, di una strega del mare “Chi sei donna? Non sarai mica una strega malvagia?” gli disse.

Ma la bellissima giovane donna con voce gentile le disse di chiamarsi Mesulina e di essere una sirena.

I due si misero a parlare tutta la notte e si innamorarono perdutamente l’uno dell’altra promettendosi, prima di lasciarsi all’alba, di rivedersi tutte le notti.
“Il sabato no, il sabato Orio, non venire, promettimelo!” chiese Mesulina, ed Orio acconsentì.

I due giovani iniziarono a vedersi tutte le notti. Un sabato notte però Orio non resistette e pur mancando alla promessa fatta a Mesulina si inoltrò nella laguna chiamandola per nome.

Dopo un po’ dall’acqua uscì una serpe nera che rivolgendosi ad Orio disse “Non spaventarti, amore, sono io, sono Mesulina. Per un maleficio tutte i sabato notte mi trasformo in serpe…ecco perché non volevo vederti…ma se mi sposerai io rimarrò sempre bella come mi hai conosciuto”.

Orio non era spaventato e non voleva perdere la sua amata e così la chiese in sposa.

Mesulina perse la coda di sirena e si trasformò in bellissima donna. I due si sposarono ed ebbero tre figli.

Un giorno però Mesulina si ammalò e di li a poco morì, prima di morire chiese di essere seppellita in mare da dove era venuta.

Orio era disperato.
Continuò il suo lavoro di notte.
La mattina quando rientrava vedeva la casa sempre in ordine e i figli accuditi e all’inizio pensò fosse la sua vicina presa da buon cuore.
Un sabato rientrò a casa prima del previsto ed aprendo l’uscio vide nel centro della stanza una grossa serpe nera. In un baleno le fu addosso e l’ammazzò.

Dal giorno successivo però si accorse che la casa non era più ordinata ed i figli trascurati. In quel momento si rese conto con disperazione che la serpe che aveva ucciso era la sua Mesulina che per opera di quella maledizione continuava sempre a recarsi da loro.

Preso da un immenso sconforto si dice allora che decise di scolpire il suo amore in una pietra e di incastonarlo nella casa dove un tempo viveva col suo amore, e quel cuore potete vederlo appunto nel Sotoportego della Bragora.