domenica 18 marzo 2012

La magia del tempo nella Locanda al Piave - Episodio 1


La Locanda al Piave


Hotel Locanda al Piave
Era un lunedì mattina come tanti in quel piccolo e grazioso albergo che sorgeva nei pressi delle sponde del fiume Piave. Molti fatti storici ne avevano segnato il passato, le fondamenta non poggiavano solo sulla terra, poggiavano anche su quegli avvenimenti che stravolsero la città di San Donà e che il tempo aveva trasformato in ricordi, imprigionati ora in bianco e nero su delle fotografie appese alle pareti. Se l’anima di quelle mura potesse esprimersi vi racconterebbe delle due guerre mondiali, dell’alluvione del 1966 dalla quale uscì indenne, delle quattro generazioni di donne che dal 1890 lo gestisce con passione e fantasia.

L’atmosfera che si respira è di tranquillità e tepore, quello che solo le mani amorevoli delle donne riescono a trasmettere. Li niente era lasciato al caso, ogni cosa era curata nei minimi dettagli.
Quella mattina qualche ospite alle sette e trenta era già sceso in sala per la colazione, tutto era tranquillo, tutto procedeva con la solita routine. Nessuno però poteva sapere che di li a poco, una vecchia leggenda dimenticata dalla maggior parte degli uomini del paese sarebbe stata riportata alla luce da colui che da anni ne studiava i misteri e i significati più profondi. Se tutto ciò che aveva trovato e analizzato diceva il vero, in quell’edificio era stato nascosto un oggetto dai poteri straordinari, portato dal fiume Piave più di duecento anni fa.

Un uomo alto e moro con un cappotto lungo si presentò al bancone della reception. Nella mano destra teneva un piccolo trolley nero, nella sinistra una valigetta di pelle marrone scuro, aveva un’aria diffidente e uno sguardo freddo. Si guardò attorno studiando la piccola hall. Pochi istanti dopo arrivò la proprietaria dell’albergo.

«Buongiorno, come posso esserle utile?»
«Ho prenotato una stanza per cinque notti, inizialmente, poi non so se mi dovrò fermare di più, sa gli affari non danno mai delle scadenze precise»
«Non si preoccupi. Il suo nome?»
«Lucas»
«Bene, la sua stanza è la numero 106, al primo piano»
«Ottimo, grazie»
«A lei e buon soggiorno»

Era una grigia giornata d’autunno, da nessun angolo del cielo il sole riusciva a sporgersi tra le nuvole. “Giornate come questa non portano nulla di buono” pensò la donna tra se e se guardando fuori dalla porta d’entrata, mentre l’uomo si avviava verso l’ascensore.

Arrivato al primo piano percorse pochi metri del corridoio, aprì la porta della stanza 106 ed entrò. Si guardò nuovamente attorno, si tolse il cappotto e lo appoggiò sul letto. Si diresse verso la finestra, scostò le tende per un attimo e vide il fiume proprio davanti ai suoi occhi. “Tutto è cominciato da te” disse, come se quelle acque potessero sentirlo. 

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